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Startup innovative, cosa cambia con la nuova circolare MIMIT

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha finalmente fatto chiarezza su una questione che teneva in sospeso centinaia di startup innovative italiane: con la circolare pubblicata il 30 luglio 2025, infatti, il MIMIT ha delineato le nuove regole per l’ottenimento e il mantenimento dello status di startup innovativa, ponendo fine alle incertezze interpretative seguite all’approvazione della Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023.

Cerchiamo di comprendere insieme che cosa è cambiato.

Cosa cambia per le startup innovative con la nuova circolare

La circolare introduce alcune modifiche sostanziali che impattano sulle imprese attualmente iscritte nella sezione speciale del Registro delle Imprese. La misura più incisiva riguarda l’eliminazione automatica delle startup costituite da oltre sessanta mesi alla data del 18 dicembre 2024, con una disposizione che coinvolge oltre settecento imprese censite, di cui la maggior parte dovrà necessariamente transitare verso la sezione dedicata alle PMI innovative, qualora ne possieda i requisiti necessari.

La decisione del Ministero rappresenta dunque un ritorno ai principi fondamentali del “Startup Act” del 2012, eliminando definitivamente le proroghe emergenziali che avevano caratterizzato gli ultimi anni e ristabilendo criteri di selezione più stringenti per garantire la genuinità del sistema.

I nuovi criteri di startup innovativa

L’articolo 28 della normativa viene completamente rivisitato attraverso quattro elementi fondamentali che ridefiniscono il concetto stesso di startup innovativa.

In primo luogo, viene richiesta una corrispondenza effettiva con la definizione europea di piccola e media impresa, escludendo qualsiasi collegamento, anche indiretto, con grandi imprese o entità partecipate. La precisazione elimina dunque le zone grigie che in passato avevano permesso interpretazioni troppo elastiche.

La seconda modifica sostanziale riguarda l’esclusione categorica di attività prevalenti di consulenza e intermediazione. Il MIMIT fornisce indicazioni precise sui codici ATECO non ammissibili, includendo specificamente le attività di consulenza gestionale e professionali, con tutti i relativi sottocodici.

Per quanto concerne la durata dello status, la normativa mantiene il periodo base di tre anni, ma introduce meccanismi di estensione graduali basati sul merito. Le startup che dimostrano di soddisfare almeno uno dei requisiti previsti possono prolungare la permanenza fino a cinque anni complessivi. Inoltre, per le realtà che raggiungono specifici traguardi di crescita – attraverso aumenti di capitale superiori al milione di euro da organismi di investimento collettivo o mediante il raddoppio dei ricavi – si aprono possibilità di proroghe biennali che possono estendere il periodo fino a nove anni totali.

I controlli rafforzati

Un altro aspetto molto importante della nuova disciplina riguarda l’introduzione di un sistema di autocertificazione unificato e obbligatorio: ogni startup dovrà infatti presentare annualmente, entro trenta giorni dalla chiusura del bilancio e comunque non oltre il 31 luglio, una dichiarazione che attesti il mantenimento dei requisiti necessari per la permanenza nella sezione speciale.

Le Camere di Commercio assumeranno un ruolo di controllo più incisivo, verificando la veridicità delle dichiarazioni attraverso l’analisi di bilanci, note integrative e documentazione contrattuale. Il mancato invio della dichiarazione o l’incompletezza della documentazione comporterà la cancellazione automatica dal registro, senza possibilità di sanatorie successive.

Come gestire la transazione

Il legislatore ha previsto meccanismi di adeguamento graduale per le imprese già iscritte al 18 dicembre 2024, riconoscendo la necessità di un periodo di transizione per conformarsi alle nuove disposizioni.

Le startup iscritte da meno di diciotto mesi dispongono pertanto di sei mesi per l’adeguamento, mentre quelle con iscrizione più datata hanno dodici mesi per verificare la conformità ai nuovi requisiti, sempre entro la scadenza del terzo anno dall’iscrizione iniziale.

Cosa cambia per il settore

La riforma costituisce un cambio di approccio nelle politiche di sostegno all’innovazione. La circolare vuole infatti solo eliminare indiscriminatamente le imprese dal Registro, ma mira a restituire credibilità e selettività al sistema, beneficiando tutti gli attori dell’ecosistema: incubatori, investitori, fornitori di servizi specializzati e le stesse startup meritevoli.

La distinzione più netta tra Startup Act e Scaleup Act elimina sovrapposizioni normative che generavano confusione operativa, stabilendo percorsi chiari e misurabili per la crescita delle imprese innovative. L

Naturalmente, il nuovo quadro normativo richiede un accompagnamento professionale qualificato per navigare efficacemente tra i requisiti e le scadenze previste. Ecco, dunque, che la collaborazione tra consulenti specializzati, incubatori e istituzioni diventa essenziale per non disperdere il potenziale imprenditoriale e innovativo che caratterizza il tessuto economico italiano.

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