Qualche giorno fa ha creato particolare scalpore la dichiarazione del viceministro dell’Economia Maurizio Leo, che ha anticipato un provvedimento con cui si alzerebbe la tassazione delle plusvalenze sulle criptovalute dal 26% (come in vigore per la maggior parte delle rendite finanziarie) al 42%.
La decisione ha creato prevedibili malumori tra risparmiatori, investitori e, soprattutto, gli exchange, le borse private che svolgono attività di intermediazione sulle criptovalute e che, in caso di tale incremento nella tassazione delle plusvalenze, potrebbero essere i principali indiziati per subire gli effetti più negativi di questo inasprimento fiscale.
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Perché il governo vuole aumentare la tassazione sulle plusvalenze
Stando a quanto affermano gli stessi esponenti di governo, la mossa avrebbe come ratio quella di gravare maggiormente sulle rendite generate da un asset considerato come speculativo e privo di un valore d’uso specifico che possa essere posto al servizio dell’economia reale e della crescita del Paese. Insomma, considerato che – secondo l’esecutivo – le criptovalute non hanno alcuna funzione sociale diretta, si è ritenuto opportuno tassarle in misura maggiore rispetto ad altri strumenti finanziari.
Evidentemente, dunque, la nuova tassazione avrebbe come finalità quella di disincentivare l’investimento nelle criptovalute, indirizzando magari parte dei 2,7 miliardi di euro di criptoattività attualmente presenti nelle tasche degli italiani, verso attività legate all’economia reale.
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Cosa accadrà ora: le ultime novità
Sebbene non sia certamente l’unico caso di differenziazione della tassazione delle plusvalenze su strumenti finanziari (sia sufficiente ricordare che la tassazione su Btp e titoli di Stato è agevolata al 12,5%, contro il 26% della tassazione ordinaria), è chiaro che se questo inasprimento dovesse andare in porto, la super tassazione sulle cripto attività finirebbe con il rendere molto meno conveniente l’impiego dei propri soldi su Bitcoin & co.
Forse anche per questo motivo, e come reazione alla levata di scudi degli ultimi giorni, oggi il deputato leghista Giulio Centemero ha confermato in una dichiarazione ripresa da Ansa che ci sarà una modifica alla norma che imporrebbe una maggiore tassazione sulle criptovalute.
Insomma, è ben possibile che nelle prossime settimane si possa intervenire per ricondurre la tassazione sulle plusvalenze da criptovalute all’aliquota attualmente in vigore (26% con franchigia di 2.000 euro), mandando in archivio questo tentativo di aumento della pressione fiscale sulle criptoattività.