Un emendamento al Ddl concorrenza ha riscritto in modo significativo la normativa del 2012 sulle startup innovative, modificando incentivi e regole per ottenere e mantenere tale status.
Il panorama delle startup innovative, salvo sorprese, sta dunque per subire una significativa trasformazione, con una riforma che segna un punto di svolta nella loro definizione e regolamentazione, introducendo cambiamenti sostanziali che mirano a rendere questo comparto imprenditoriale ancora più selettivo.
I requisiti per diventare startup innovativa
Ricordiamo prima di tutto come nell’attuale contesto una startup innovativa si configuri come una società di capitali o cooperativa, il cui oggetto sociale sia focalizzato sullo sviluppo e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico.
Il framework attuale prevede che l’impresa non superi i 60 mesi di attività e mantenga la residenza in Italia o in uno Stato membro dell’UE, purché con una presenza operativa sul territorio nazionale. Uno degli aspetti più importanti riguarda anche il limite del valore della produzione annua, che non deve superare i 5 milioni di euro dal secondo anno di attività.
Il Ddl introduce ora un approccio più selettivo, escludendo dal perimetro delle start-up innovative le società che si occupano principalmente di agenzia e consulenza e restringendo il campo alle sole micro, piccole e medie imprese, come definite dalla Raccomandazione europea. Di conseguenza, le startup innovative dovranno avere:
- meno di 250 dipendenti
- un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro o totale annuo di bilancio non superiore a 43 milioni di euro.
È interessante notare come sia stata eliminata la precedente proposta di una soglia minima di capitale sociale di 20.000 euro, inizialmente prevista nel testo originario.
I criteri per rimanere startup innovativa
Il Ddl interviene altresì sui criteri che permettono alle startup di rimanere all’interno della sezione speciale del Registro delle Imprese.
In particolare, il provvedimento condivide come dopo la conclusione del terzo anno di attività, la permanenza nella sezione speciale del Registro delle Imprese possa essere estesa da uno a cinque anni se la società rispetta almeno uno dei seguenti requisiti:
- incremento al 25% della percentuale delle spese di ricerca e sviluppo
- stipula di almeno un contratto di sperimentazione con una pubblica amministrazione
- incremento dei ricavi da gestione caratteristica dell’impresa o dell’occupazione superiore al 50% dal secondo al terzo anno
- costituzione di una riserva patrimoniale superiore a 50.000 euro
- ottenimento di almeno un brevetto.
Come rimanere nella sezione speciale oltre i 5 anni
Trascorsi 5 anni, le MPMI che risulteranno più virtuose potranno ulteriormente aumentare il periodo di iscrizione all’interno della sezione speciale.
La possibilità è riservata a chi, già iscritto nella sezione speciale, rispetta almeno uno di questi requisiti:
- aumento di capitale a sovrapprezzo da parte di un OICR (Organismo di Investimento Collettivo del Risparmio) di importo superiore a 1 milione di euro per ogni periodo di estensione
- incremento dei ricavi da gestione caratteristica dell’impresa superiore al 100% annuo.
Il rispetto di almeno uno dei due requisiti di cui sopra permette di iscrivere la MPMI nella sezione speciale del Registro delle Imprese per altri due anni, fino a un massimo di quattro.
Le agevolazioni in regime de minimis
Sul fronte delle agevolazioni fiscali, la riforma porta novità significative per gli investitori privati. Dal 2025, la detrazione in regime “de minimis” salirà al 65%, anche se sarà limitata ai primi tre anni di iscrizione della start-up. Un’innovazione importante riguarda gli investimenti in convertendo, che potranno beneficiare della detrazione immediata, senza dover attendere la conversione.
Tuttavia, è prevista l’eliminazione delle detrazioni per gli investimenti in PMI innovative a partire dal 2025, segnando una chiara direzione nella politica di incentivazione degli investimenti nel settore innovativo.